lunedì 26 aprile 2010

Re-esistenza

Fare resistenza oggi è opporsi al sorriso finto da frontman tv, al selezionato salotto d'opinione plastificata. Alla mercificazione dei corpi, alla schedatura dei gusti, all'appartenza. È negare la coincidenza paradossale tra progresso tecnico e qualità/valore estetico. Fare resistenza è proporre un'alternativa degradata, regressiva e, se è il caso, difforme, che ne se fotta (andando al di là) della confezione impeccabile, della perfetta esecuzione, degli onori della giuria, del titolo da conseguire. Fare resistenza è rigettare e demolire lo spettacolo fatto di ruoli, di personaggi, di applausi, di luoghi e tempi deputati, di mestieri e misure standard, di pacchetti vantaggiosi e buoni sconto. Di accreditati e screditati, di frasi fatte e giudizi precotti. Fare resistenza è non scendere a patti con l'intrattenimento, con la speranza, con la consolazione. Resistenza è non con-fermarsi alla coincidenza della tua creazione con la presunta realtà che ti circonda. Fare resistenza è non confondere pecore su un palco con rappresentanti da eleggere. È non confondere pecore con popolo. È non parlar a s-proposito (e il proposito manca sempre) di libertà. Fare resistenza è non (voler) comprendere.

sabato 24 aprile 2010

Polveri e catene



...soffiate, soffiate forte: le polveri sottili ovvero il perfetto congegno di smascheramento spettacolare. La presa di coscienza passa per l'interruzione e la paralisi, per la sosta forzata e il disagio ad oltranza. Sono qui e non posso andarmene. Tutto è rinviabile tutto è rimandato. T'accorgi che correvi e che non ce n'era bisogno...


Dormono in vetrina e son più di cento. In gabbia e dietro vetro trasparente...aria limitata e energie finite...le polveri sottili e le reazioni a(lla) catena. Le catene degli impegni ridotte per una volta a dormitorio zeppo di boccheggiante carne in attesa.

Ecco a voi le conseguenze d'una eruzione vulcanica in Islanda, nube tossica in espansione, eccezionale detonatore di disturbo e causa di molteplici interruzioni al trasporto, eccezionale butterfly effect capace di costringer centinaia di passeggeri a sostare forzatamente nella sala d'aspetto di Termini....la beffarda vendetta della Natura nei confronti dell'efficienza dei ritmi umani...


Il virus di sistema è la Madre Terra

venerdì 9 aprile 2010

Meta-Ri(s)catti


Pedaliamo tutti su un battello ebbro e senza capitano. Con vino rosso e bianco della casa. Sconvolgiamo il posto e poi rimettiamolo come sembra ci sia stato imposto.

Positivamente contrariati e improvvisamente contraddetti. Parzialmente sconcertati, meglio sorpresi, mai abbastanza allarmati.

E poi sognai di restar lì e diventare in tua compagnia una di quelle statuarie bottiglie vuote...immobili e stoiche nella loro irreprensibilità d'atteggiamento. Come vetri a perdere, asciugati d'alcool e senza più tappo, disponibili cioè ad accogliere qualsiasi nuovo pensiero piombante dall'alto. Ebbri eppure ancora mal soddisfatti, restando lì a fissare i nostri occhi o la bellezza del palazzo di fronte, con coperte fatte di parole ed intenzioni senza ritorno, d'avventure vicine e lontane, di nuove creazioni e nuove creature, di bambole senza testa e di piedi senza capo. Di scimmie celebranti messa, di preghiere blasfeme e di rhum risicati, d'aperitivi del giorno dopo, di fughe da questo tempo. Mancanti e conquistati da quel senso di vuoto d'aver finito la corsa entusiasmante che aveva portato alla cosa del 7 aprile....

Organizzasi casting, Cercasi segretaria servizievole ed efficiente, che sappia indicarci la via per confonderci un po' meglio. Che sappia guidare i nostri smarrimenti, che ci aiuti ad inciampare e a compiere ulteriori errori condivisi.

Collezionando coincidenze, siamo in mezzo e non abbiamo un mezzo. O forse ne abbiamo troppi. Potrebbero travolgerci o potremmo farci travolgere. Salire di corsa e poi scendere il prima possibile. Tentare di farsi colpire. O anche allearsi per colpire. Meglio che ieri, con più veemenza, facendo irruzione nelle strutture protettive..nelle corazze protettive. E state più attenti, provate a vederlo quel suono che cammina nel buio e penetra le tue orecchie. Ancora e ancora. Ulteriormente.